Che si tratti di prevenzione o di iniziare un percorso di recupero uditivo, il controllo dell’udito è il punto di partenza per approcciarsi alla cura del proprio ascolto. Ma di cosa si tratta? E perché rappresenta un passaggio imprescindibile per chi vuole proteggere o recuperare un buon udito?
In questo articolo vi proponiamo 3 aspetti importanti da conoscere relativi al controllo dell’udito.
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Otorino, audiometrista e audiologo sono le figure professionali adibite ad eseguire un controllo dell’udito.
Tutte e tre sono figure professionali medico-sanitarie, ma con un’impronta e una formazione differente.
L’otorino è un dottore laureato in Medicina, con specializzazione in Otorinolaringoiatria, che si occupa delle patologie di orecchie, naso e gola e che affronta i problemi di udito da una prospettiva prettamente medica, riservando trattamenti farmacologici, chirurgici o prescrivendo l’adozione di apparecchi acustici in base alle criticità riscontrate.
L’audiometrista, invece, è un professionista laureato in Tecniche Audiometriche specializzato nell’esecuzione di esami strumentali non invasivi per valutare le capacità uditive del paziente e restituire una panoramica dettagliata sulla qualità dell’udito.
Infine, l’audiologo – così come l’otorino – è un professionista laureato in Medicina, ma con specializzazione in Audiologia e Foniatria. A differenza dell’otorino che si occupa del benessere anche di naso e gola, il focus dell’audiologo è sulle orecchie e sui problemi di udito.
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L’audiometria è il cuore di un controllo dell’udito.
In genere, il controllo dell’udito prevede una fase preliminare in cui avviene una raccolta di informazioni dettagliate sul paziente (anamnesi) e una visita otoscopica, ovvero un’ispezione visiva del condotto uditivo tramite otoscopio per assicurarsi che il canale non sia ostruito da tappi di cerume o altri elementi che possano alterare gli esiti del test successivo: appunto, gli esami audiometrici.
L’audiometria è sostanzialmente un test che consiste nel far sentire suoni (audiometria tonale) o parole (audiometria vocale) di varia frequenza e intensità al paziente attraverso apposite cuffie all’interno di una cabina. Il paziente, quindi, viene invitato a riconoscere e segnalare la percezione di questi suoni alzando semplicemente la mano : in base alle risposte, lo specialista sarà in grado di formulare l’audiogramma, ovvero un grafico in cui vengono riportati gli esiti del test.
In altre parole, l’audiometria permette di rilevare quali suoni riesce a sentire e quali non riesce a sentire, individuando eventualmente il grado e la natura della perdita di udito (ipoacusia).
Diventa, quindi, un passaggio cruciale per conoscere il reale stato di salute dell’udito e per fornire le giuste coordinate all’audioprotesista ed eventualmente per il settaggio degli apparecchi acustici.
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Non esiste un’età giusta o sbagliata per il controllo dell’udito.
Le istituzioni sanitarie raccomandano agli over 50 di eseguire almeno un controllo uditivo all’anno. L’invecchiamento fisiologico, infatti, è il principale fattore di rischio di ipoacusia neurosensoriale: monitorare regolarmente la propria condizione uditiva permette di prevenire ed intervenire tempestivamente laddove si riscontrasse un principio di sordità.
Allo stesso modo, può rivelarsi molto importante diagnosticare eventuali problemi di udito in tenera età. L’ipoacusia infantile, infatti, è una condizione che può impattare in maniera significativa sulla crescita dei più piccoli, a partire dalle loro capacità comunicative e cognitive.
A questo proposito, esistono misurazioni oggettive dell’udito che non prevedono la collaborazione diretta del paziente: si tratta di audiometrie oggettive che sfruttano delle strumentazioni molto sofisticate attraverso le quali è possibile registrare la risposta uditiva del paziente in presenza di diversi suoni senza interpellarlo.
Questo metodo si rende necessario con i neonati, con persone molto anziane e con pazienti affetti da patologie, impossibilitate a parlare a causa della propria condizione invalidante.
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