A scanso di qualsiasi equivoco dettato da eventuali interpretazioni distorte, è meglio fare subito una precisazione: l’ipoacusia trasmissiva non è l’ipoacusia che può essere trasmessa da una persona all’altra. Sembra una puntualizzazione banale, forse persino offensiva nei confronti dell’intelligenza altrui, ma girovagando per il web se ne trovano di tutti i colori ed è meglio sgomberare il campo da qualsiasi fraintendimento.
Si parla di ipoacusia trasmissiva quando il calo dell’udito è riconducibile alla presenza di un ostacolo “meccanico” che impedisce la corretta trasmissione del suono dal condotto esterno al timpano. Ed il motivo è dovuto ad un danno localizzato nei pressi dell’orecchio esterno o dell’orecchio medio. Non coinvolge, quindi, l’orecchio interno che invece continua a funzionare regolarmente.
Di solito, chi presenta una condizione di ipoacusia trasmissiva non riesce a sentire in maniera limpida i suoni provenienti dall’esterno. Li percepisce come fossero ovattati. E quando parla, tende ad alzare la voce senza rendersene conto. Tuttavia, un calo dell’udito di tipo trasmissivo non può essere associato ad una perdita superiore ai 50-60 dB: se ciò dovesse accadere, con molta probabilità potrebbe trattarsi di qualche altra problematica.
Ad ogni modo, in caso di ridotta capacità d’ascolto ti consigliamo sempre di effettuare un controllo dell’udito per evitare che il problema possa peggiorare compromettendo ulteriormente la tua quotidianità.
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Le principali cause dell’ipoacusia trasmissiva
Possono essere legate ad una malformazione, ad un’infiammazione oppure può derivare da traumi.
Nello specifico, le cause più ricorrenti sono le seguenti:
- Otite media: rappresenta una delle cause principali di ipoacusia trasmissiva, soprattutto tra i bambini. In particolare, l’otite media secretiva – caratterizzata dalla presenza di secrezioni sieromucose nella cassa timpanica – si configura come una condizione piuttosto comune tra i più piccoli;
- Tappo di cerume: seppur sia una sostanza importante per il benessere uditivo, in quanto protegge il condotto dagli agenti esterni, il cerume in eccesso si può accumulare al punto tale da formare un tappo che impedisce alle onde sonore di raggiungere il timpano, provocando una condizione di ipoacusia trasmissiva;
- Otite esterna: questa condizione – definita anche orecchio del nuotatore – è causata dalla permanenza di acqua all’interno del canale uditivo. Si tratta di una dolorosa infezione batterica che si manifesta con un rigonfiamento tale da poter provocare una temporanea perdita dell’udito.
Queste sono le cause più significative dal punto di vista statistico, ma alla base dell’ipoacusia trasmissiva ci possono essere altre ragioni, tra cui atresia del condotto uditivo, perforazioni della membrana del timpano, otiti croniche e otosclerosi, soprattutto nelle prime fasi.
L’ipoacusia trasmissiva è una condizione riscontrabile anche nei bambini e, di norma, è temporanea e facilmente curabile.
Cosa fare in caso di ipoacusia trasmissiva
Premessa d’obbligo: in caso di disturbi dell’udito, la prima cosa da fare è rivolgersi ad uno specialista, in modo tale non lasciare nulla all’improvvisazione ed evitare che una situazione facilmente gestibile possa invece peggiorare.
Il giusto approccio terapeutico può essere definito soltanto in seguito alla diagnosi della singola situazione. In linea generale, può essere di tipo medico, chirurgico oppure può prevedere l’utilizzo degli apparecchi acustici per intensificare gli input sonori e rendere più agevole l’ascolto.
Quando si manifesta in forma lieve, la condizione uditiva tende a ripristinarsi spontaneamente.
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