Sono stati condotti tanti studi sulla possibile associazione tra perdita dell’udito e rischio di demenza senile durante la terza età. Correlazione emersa a più riprese nonostante gli approcci e le metodologie differenti adottate nel corso degli anni da parte dei vari ricercatori.
Tuttavia, un team di studiosi cinesi ha condotto una meta-analisi; in altre parole, un’indagine approfondita sulle pubblicazioni più significative su questo argomento i cui esiti sono stati pubblicati da Frontiers. L’obiettivo dell’equipe di ricerca proveniente dall’Università di Nanjing era quella di fornire una risposta ad una precisa domanda: l’ipoacusia può ritenersi un fattore di rischio indipendente alla base dell’insorgenza di demenza senile?
Meta-analisi: metodo e risultati
Gli autori hanno osservato 14 studi di coorte che, in totale, hanno coinvolto 726.900 partecipanti: studi condotti in USA, Regno Unito, Francia e Danimarca. Tutti i paper scientifici presi in considerazione includevano una popolazione adulta e 11 di essi avevano un focus sulla popolazione anziana.
La perdita dell’udito è stata diagnosticata tramite un test audiometrico in 10 dei 14 studi, oltre ai classici questionari auto-somministrati e all’utilizzo di codici di classificazione internazionale delle malattie.
La diagnosi di demenza, invece,si basava sulla valutazione clinica dei partecipanti che teneva in considerazione l’uso di farmaci, le cartelle cliniche e i punteggi dei test neuro-cognitivi (in 12 studi dei 14 studi).
Gli autori, in totale, hanno riscontrato 70.129 partecipanti con perdita uditiva e 19.044 casi di demenza.
Osservazioni degli autori
La perdita dell’udito era un fattore di rischio indipendente di demenza: questa, in sintesi, la conclusione dei ricercatori. Quindi, indipendentemente dalla storia clinica dei volontari, l’età e il sesso, i volontari che avevano una forma di ipoacusia hanno registrato una probabilità maggiore di sviluppare una forma di demenza senile.
Inoltre, 5 di questi 14 studi hanno messo in risalto una correlazione piuttosto accentuata tra perdita uditiva e Alzheimer.
“I risultati del nostro studio evidenziano la possibilità che l’attenuazione della perdita dell’udito possa diventare una strategia preventiva per la demenza”, scrivono gli autori.
“La causa più frequente di perdita dell’udito acquisita è il danno cocleare. Di conseguenza, l’amplificazione con apparecchi acustici o impianti cocleari – aggiungono gli studiosi – potrebbe risultare efficace per questi pazienti”.
Ulteriori ricerche, comunque, dovranno chiarire il possibile ruolo neuroprotettivo dei rimedi audioprotesici.
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